MICHELE LOFFREDO

(...) Le sue tele si impongono immediatamente per l'equilibrio compositivo e la seducente atmosfera dei soggetti.
I colori intensi, disposti in velature e sovrapposizioni successive, rendono profondi i toni ed i significati do una pittura che muovendosi dall'astrattismo, si realizza poi in riaffioramenti figurativi intorno ai quali si costruisce il dipinto e l'aura di mistero che ne avvolge la poetica (...)

E' universo interiore sul quale la Cangi ha aperto la porta scendendo a sondare territori nascosti che si alimentano con la profusione dell'inconscio e dove tutto si mostra chiaramente solo per un attimo, tutto sembra intensamente vivo per un istante, ed è già trasfigurato in un antico ricordo.

La pittura di Dina Cangi, pervasa di valenze celatamente umorali, si configura come viaggio psichico nell'alveo abissale della dimensione interiore del vissuto, riconsegnando alla tela una sorta di confessione iconico-immaginativa. Le raffigurazioni delle emblematiche annotazioni ricognitive, filtrate da emergenze formali inconsce e designazioni evocative, sottolineano l'appartenenza pittorica a superstiti ispezioni di memoria di qualificato spessore surreale. Alla decantazione dell'esperienza astrattista dell'artista si unisce il piacere della manipolazione coloristica per una ricerca di equilibrio compositivo delle configurazioni cromatiche che disposte in velature e successive sedimentazioni si realizzano poi in riaffioramenti intorno ai quali si avvera l'evento pittorico.
In atmosfere sospese, lirismo crepuscolare spettacolarmente lucido, Cangi immerge lo sguardo a sondare territori nascosti restituendo dai fondali della coscienza immagini che si esibiscono nella brevità di un istante per poi essere riassorbite dall'immenso serbatoio della memoria perduta.