FRANCA CALZAVACCA

Nella pittura di Dina Cangi si apre uno spazio di visione, nel quale immaginazione e natura convivono con grande equilibri aprendo il campo ad una azione creativa libera e intensa.
Il percorso estetico della pittrice che i precedenti esami critici hanno illustrato nella sua evoluzione con molta cura ci ha condotto alla matrice del suo linguaggio da ricercarsi nell'influenza di scuola umbra, in particolare della generazione post-informale. I segni plastici di emblematiche figure compositive acquistano altro spessore dopo i primi anni di attento apprendistato, uno sguardo alla tradizione classica sugli archetipi offerti da un territorio affascinante, un altro sguardo ai fenomeni collaterali che inducono a un fervoso rigore.
Sul fondamentale assunto di ordine spaziale si innesta il problema dell'oggetto, sia una forma vegetale sia una figura sia un reperto quotidiano intriso dagli umori dell'uso. La dimensione della pittura di Dina Cangi è in questo senso esplicativa relativamente al processo di crescità di una entità figurale - che può assurgere anche a simbolo nel corpo stesso della materia, come immediata esigenza di penetrazione nell'intimità delle cose.
Così la Cangi si è mossa sul duplice piano di allontanamento e di focalizzazione dell'oggetto naturale, svisandone gli elementi costitutivi e giocando sui vari livelli, in una sensibile spazialità.
La continuità dialettica del suo operare presuppone coerenza culturale ed emozionante creatività così come i suoi colori corruschi corposi accesi di ori e di barocche illuminazioni presuppongono una precisa intenzione letteraria nella composizione di ogni tema mai lasciato al solo istinto.
Il rapporto tra l'artista e l'ambiente parte da una profonda analisi oggettiva, sino all'assunzione lirica ad alta tensione drammatica che l'opera conclude con l'estricazione dell'idea promotrice.
E' certamente una identificazione con il problema stesso dell'origine, declinando la sostanza dell'oggetto nel processo di interpretazione dell'immagine. Una condizione necessaria per Dina Cangi che penetra con abilità nella organicità stessa della materia per riportarla visivamente sulle tele con forte e risolutiva espressività.